30 April 2006

Fiorentina ai fiori di salvia


Prendete una fiorentina, marinatela per tutta la notte con un buon olio, fiori di salvia, rametti di rosmarino, fogliette di salvia, rametti di timo, qualche pizzico di fleur de sel bretone... Il giorno dopo, accendete il fuoco sotto una griglia di ghisa, aspettate che sia ben calda, adagiatevi la fiorentina, cuocetela qualche minuto per ogni lato, lasciandola al sangue (se no che gusto c'è?)... Sopraffina con un'insalatina di rucola.
Bon appétit!

Simplicissums Book Farm

Leggendo questo post di Antonio Tombolini, e pensando che sia un’idea intrigante, la Piperita ha deciso di proporsi come parte integrante del progetto, è stata cortesemente accettata, e ha già scritto il suo primo post… Che farà? Beh, sicuramente qualcosa legato alla cucina… Perché si è messa a parlare in terza persona? Stamattina mi è venuta così…
Lets the games begin!

28 April 2006

WHB #30 Asparagus Quiche

And with fennel season, asparagus season comes too in Italy! I like quiches very much: easy, tasty and quick to make!

For the pastry

250 g of flour
130 g of cold butter
1 teaspoon of salt
1/2 glass of cold water

For the filling
A bunch of asparagus (like 12 medium size)
150 g of ricotta
2 eggs
1 clove of garlic
1 tablespoon of extra virgin olive oil
Salt
Pepper


Make the pastry. In the mixer bowl put flour, butter and salt. Wisk until you have a crumbled mixture. Slowly add water, until you obtain a bowl of pastry. Let it cool in the fridge.
Preheat the oven, 180 ° C (356 F).
Prepare the filling. Wash and clean the asparagus, discarding the white and hard ends. Cut them, from the point, as long as to cover half of the diameter of the mould you will use. Cut the rest in chunks.
In a frying pan, hot the oil with the garlic. Let the garlic frizzle a while, than discard it. Add the asparagus and let them cook on a slow heat, until soft, but still crunchy.
Mix the ricotta, eggs, asparagus chunks (leaving out the longer ones) salt and pepper.
Roll the pastry in a layer 4-5 millimeters thick, cover the mould and spread on the bottom the ricotta and eggs mixture. Lay the long asparagus on the top of it and bake for 30-40 minutes.
Serve warm.


Italian version

Asparagi! Asparagi! Asparagi!!!

Per la pasta brisè
250 g di farina
130 g di burro
2 pizzichi di sale


Per il ripieno
1 mazzo di asparagi
200 g di ricotta
2 uova
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva
Sale e pepe


Preparare la pasta brisè. Mettere la farina, il burro a cubetti e il sale nel robot con le lame per tritare. Azionare, quando tutti gli ingredienti sembreranno combinati, iniziare ad aggiungere l’acqua e continuare a frullare finché non si formerà un palla compatta. Mettere in frigorifero.

Accendere il forno a 180° C.

Mondare e lavare gli asparagi. Gettare la parte bianca e dura. Tagliare i migliori della lunghezza del raggio della tortiera. Tagliare a pezzetti le parti scartate e i rimanenti asparagi.
Scaldare in una pentola antiaderente l’olio, aggiungere l’algio, farlo soffriggere e gettarlo. Aggiungere gli asparagi e cuocerli finché teneri ma ancora croccanti.
Mescolare la ricotta con le uova, i pezzetti di asparagi (mettendo da parte quelli che avete tagliato lunghi quanto il raggio della tortiera), il sale e il pepe.
Stendere la pasta, ricoprire la tortiera, versarvi il composto di ricotta e uova. Sistemarvi gli asparagi sopra e infornare per 30-40 minuti. Servire tiepida.

Li aspettavo da 10 giorni...






... e finalmente sono sbocciati: i fiori della salvia!!!!

Apple Pie My Way

Sono sempre stata affascinata dalla Yorkshire Apple Pie, ma non ho mai avuto il coraggio di affrontare un dolce che prevedesse l’utilizzo di un formaggio stagionato abbinato alle mele (anche senza abbinarlo: è il formaggio stagionato nel dolce che mi crea qualche problema…). E ovviamente, essendo questa la mia versione della Apple pie, non ci ho messo del formaggio stagionato, ma ci ho riciclato dentro dei petit suisse.
Apro la parentesi petit suisse. Per Pasqua sono andata a trovare i miei suoceri in Francia e il papà del Francese, consapevole della mia insana passione per i petit suisse, me ne ha fatti trovare chili su chili, che io non mi sono certo astenuta dal mangiare. Erano FAVOLOSI, incredibilmente, morbidi, pannosi, si scioglievano in bocca. Li ho mangiati in tutti i modi, nature, con lo zucchero di canna, con la confettura di fichi del giardino, con la cotognata (anche quella del giardino)… Che squisitezza!
E quando inizio con i petit suisse non riesco più a fermarmi! Perciò, nella mia proverbiale ingenuità, tornata mi sono fiondata all’Esselunga e ho comprato i petit suisse… E ancora più ingenuamente ne ho sbattuto uno sopra le fragole… Già la poca presenza di liquido avrebbe dovuto farmi capire qualcosa…
Al primo boccone ho provato un moto di disgusto: immaginate caprino e fragole e avrete in mente quello che ho assaggiato… Non che i petit suisse in sè non fossero buoni, semplicemente NON erano petit suisse, ma mini caprini di latte vaccino (e già su quest’ultima definizione “istituzionale” potrei scriverci un post intero!!!).
Perciò mi sono ritrovata a dover usare in qualche modo i formaggini rimasti.
E perché non in una torta di mele all’insegna del riciclo completo? Pasta brisè avanzata, mele che stavano un po’ andando, petit suisse, et voilà!!!

Per la pasta brisè
250 g di farina
130 g di burro
2 pizzichi di sale
1/2 bicchiere d’acqua

Per il ripieno
5 mele
4 petit suisse
1 uovo
2 cucchiaini di cannella in polvere
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1 cucchiaino di noce moscata macinata
2 cucchiai di zucchero di canna


Preparare la pasta brisè. Mettere la farina, il burro a cubetti e il sale nel robot con le lame per tritare. Azionare, quando tutti gli ingredienti sembreranno combinati, iniziare ad aggiungere l’acqua e continuare a frullare finché non si formerà un palla compatta. Mettere in frigorifero.

Accendere forno a 180° C.

Mescolare i petit suisse con l’uovo e le spezie.
Stendere 2/3 della pasta e ricoprire un tortiera di 22 cm di diametro. Spalmare il composto di petit suisse sul fondo. Sbucciare le mele, tagliarle a tocchetti e metterle nella teglia. Spolverizzare con lo zucchero di canna.
Stendere la pasta rimasta e ricoprire la torta, sigillando bene ai lati. Incidere 1 croce al centro.
Infornare per 45 minuti. Servire tiepida.

FoodieView

Gironzolando tra i miei blog preferiti sono capitata come d'abitudine da Kalyn. Consigliava vivamente un sito che a quanto pare è conosciutissimo oltreoceano. Personalmente non l'avevo mai visto nè sentito, ma da quando l'ho scoperto non riesco a farne a meno: è un metamotore di ricerca per ricette. Ok, solo in inglese, ma volete mettere l'utilità di usare FoodieView invece di Google??? E poi si può fare la ricerca ristretta anche solo ai food blog o a uno chef specifico... FABULOUS!

27 April 2006

Riz au lait

Il riso al latte è uno dei dolci casalinghi preferiti dal Francese. Gli piace proprio tanto! E questa è la versione che preferisce! Ed è la versione che faccio quando in casa ho il latte che sta per scadere o troppo riso!

1 l di latte parzialmente scremato (ma anche di cocco)
280 g di riso a grana tonda o basmati
2 stecche di cannella
4 capsule di cardamomo
100 g di zucchero
100 g di uvette


Portare il latte a bollore con 1 cucchiaio di zucchero, la cannella e il cardamomo in una pentola molto capiente e dal fondo spesso. Aggiungere il riso in precedenza lavato e scolato.
Coprire e cuocere a fuoco bassissimo per 40 minuti.
Aggiungere lo zucchero e le uvette e cuocere per altri 5 minuti.
Togliere la cannella e il cardamomo (se lo trovate mischiato alle uvette: io me lo sono perso!).
Trasferire in ciotoline, ciotolone, stampini, stampi, in quello che volete. Gustare caldo, tiepido o freddo…

P.S. Il titolo l’ho messo in francese perché per me il riso al latte è quello che mi faceva la mia nonna, ed è una versione salata, che mi propinava la sera, ma che sicuramente preferivo al temibile minestrone, piatto odiato per tutta la mia infanzia, adolescenza, e la parte dell’età adulta che ho vissuto fino ad ora!!!

Crazy stuff

Leggendo questo articolo da Barbara di Tigers & Strawberries, sono rimasta un po’ sconvolta (agghiacciata?) per il nuovo trend che impazza per gli States: vai sul loro sito, scegli la ricetta, ordini on-line, vai nel loro “negozio”, munito di sacchetti per i surgelati o frigoriferi portatili (tipo quelli del pic-nic), ti danno tutti gli ingredienti tagliuzzati e dosati per le ricette che hai scelto, te li porti a casa, li metti nel freezer e poi li tiri fuori quando vuoi e li sbatti in forno (la maggior parte)…
Non capisco dove sia il surplus… Nel senso, il tempo che si usa per ordinare on-line, andare lì, assemblare il tutto, riportarlo casa, è esattamente lo stesso che si userebbe per andare a fare la spesa al supermercato. L’unico tempo che minimamente “salvi” è quello della preparazione di tutti gli ingredienti, però un conto è cucinare con un ingrediente fresco, un conto è usare tutto surgelato… Anche le patate hanno un sapore strano surgelate… E poi, non so per gli States, ma io con 20 € in Italia cucino un pasto completo per 6 persone, loro con 20 $ mi danno un piatto per 4/6, però, immagino, che per gli USA, tutto ciò sia considerato economico… Però, allo stesso tempo, sei obbligato a fare un ordine minimo di 12 piatti… Non so…
Voi che ne pensate?

26 April 2006

Rogan Josh

Sbirciando il tripudio di cucina indiana descritto tempo fa da Kjaretta, mi è venuta una voglia irresistibile del mio piatto indiano preferito (se non preferito in assoluto, su tutte le cucine del mondo… Devo pensarci!), il Rogan Josh, tipico della cucina Mogul. È la prima volta che seguo completamente alla lettera la ricetta che seguo di solito, tratta da La cucina del mondo – India, Marcela e Bikash Kumor, Vallardi Industrie Grafiche S. p. A., 1995. Solo mentre lo stavo cucinando mi sono resa conto dell’enorme quantità di ghee che utilizza, che io ho ovviamente ridotto drasticamente!

Per due persone
350 g di agnello disossato (spalla o coscia) tagliato a cubetti di 2 cm per lato
2 cm di zenzero fresco
2 spicchi d’aglio
3 cipolle
2 cucchiai di ghee (lo si trova già pronto nei negozi di specialità orientali)
4 capsule di cardamomo
3 chiodi di garofano
1 grossa foglia di alloro
4 grani di pepe nero
1 pezzetto di cannella (5 cm)
2 cucchiaini di paprika dolce
La punta di un cucchiaino di peperoncino indiano in polvere
1 cucchiaino di semi di coriandolo in polvere
1 cucchiaino di cumino in polvere
1 cucchiaino di fieno greco
Sale
3 cucchiai di yogurt
La punta di un cucchiaino di garam masala



Tritare finemente aglio e zenzero e, separatamente, le cipolle.
Scaldare 1 cucchiaio di ghee nel wok e saltare l’agnello finché non sarà colorito. Trasferirlo in un piatto e tenerlo in caldo.
Scaldare il restante ghee e soffriggere il cardamomo, i chiodi di garofano, l’alloro, il pepe e la cannella. Aggiungere le cipolle tritare e colorire velocemente. Aggiungere l’aglio e lo zenzero. Completare con le spezie restanti, escluso il garam masala. Rimettere la carne nel wok, mescolare bene, aggiungere lo yogurt e scaldare. Aggiungere 3 dl di acqua, mescolare e coprire. Ridurre il fuoco al minimo e cuocere per 50 minuti, mescolando saltuariamente. Spolverizzare con il garam masala prima di servire.
Può essere servito con del riso bianco o dei naan (che si trovano già fatti, anche se quelli nella foto ho provato a farli io e mi sono venuti abbastanza bene, anche senza il forno tandoori in casa!!!!).

Das deutsche Brot

Il mio amico tedesco Max, fidanzato con la mia cara amica Kiarurina (che se non la cito so già che si offende!), fa un pane (e non solo) FAVOLOSO!!!
Essendo un tesoro, mi ha mandato la ricetta, con l’avvertenza di farne ciò che volevo, ma soprattutto di condividerla!

500 g di farina
200 g di semi vari (io ho usato semi di lino, semi di sesamo bianchi e neri e semi di girasole) + 6 cucchiai per la teglia e la copertura
2 cucchiai di aceto di mele (non avevo quello di mele, ho usato quello di moscato)
2 cucchiaini di sale
1 cubetto di lievito di birra (sciolto in un po’ di acqua tiepida)
1/2 l di acqua tiepida


Mescolare tutti gli ingredienti, tranne i sei cucchiai di semi vari. Vi risulterà un impasto molto morbido e bagnato: non preoccupatevi, è giusto così.
Ungere con un po’ di olio una teglia da plumcake grande, cospergerla con 4 cucchiai di semi e adagiarvi la pasta preparata.
Mettere la teglia nel forno FREDDO, a metà altezza e accendere il forno, con calore sotto e sopra, SENZA ventola, a 200° C.

E sì, avete letto bene, non dovete aspettare che il lievito rinasca nell'acqua, non dovete fare lievitare la pasta, nulla, solo impastare e infornare!!!

Dopo 15 minuti incidere il pane per il lungo.
Dopo 1 ora togliere il pane dal forno, sformarlo, avvolgerlo in uno strofinaccio pulito e lasciarlo raffreddare.

Grazie Max!!! Spero che il titolo sia giusto! Se non lo è, è tutta colpa del Francese!
Lo so che questa la capiamo in quattro, ma dopo la pianta dell’amicizia adesso abbiamo anche il PANE DELL'AMICIZIA!!!
E non ha nulla a che vedere con quella cosa strana che girava nella mia scuola media a metà degli anni ’80 che era una specie di pasta madre con la quale si faceva una torta strana ma che essendo piccola e inesperta a me non è mai venuto niente e tutti mi prendevano in giro perché dicevano che non potevo avere amici… Immaginate la Piperita con una faccia triste triste!!! Ti ricordi Kiki?

24 April 2006

Marmellate!!!

Vi avviso: per quanto mi riguarda è iniziata la stagione delle marmellate! D’ora in poi ogni frutto in stagione che trovo al mercato, lo faccio mio e lo trasformo in una marmellata! Ho già fatto spazio in dispensa!!!
Ogni blogger o avventore di questo blog, che conserverà per la Piperita i suoi bei vasetti di vetro muniti di coperchio ne avrà in cambio uno pieno di marmellata (uno ogni tre vasetti vuoti da almeno 150 ml). Grazie alla sempre favolosa Nigella (lei sì che è una vera domestic goddess!), ho scoperto che i vasetti possono essere sterilizzati nel microonde (10 minuti, al massimo della potenza, riempiti per 3/4 di acqua) e riutilizzati. Ormai sto finendo le scorte, perciò accorrete numerosi!!!
Il mese scorso vi avevo proposto quella di agrumi, ma visto che l’ho finita (regalata e mangiata), e visto che sul mercato ancora si trovano degli agrumi discreti, e visto il lungo fine settimana durante il quale ci siamo ritrovati bloccati a Milano causa lavoro, nei giorni che ho avuto liberi mi sono sbizzarrita!

Marmellata di pompelmi, limoni e cannella

1,5 kg di pompelmi rosa
500 g di limoni naturali
2 kg di zucchero
6 stecche di cannella


Per il procedimento vedere qui.

Marmellata di arance

1,8 kg di arance rosse
200 g si limoni
2 k di zucchero
400 ml di succo di mela

Stesso procedimento come sopra, solo che si aggiunge il succo di mela solo quando si inizia la cottura, e non durante la macerazione.
P.S. Questa marmellata ha lo stesso sapore della Fanta... Non so che dire...

Buon divertimento! E buona Festa della Liberazione a tutti! So già che mi commuoverò in manifestazione…

23 April 2006

WHB #29: Marinated Salmon with Fennel

In Italy fennel season has come! While we were living in England, the food that I missed most was fennel. It is not that in Italy I eat fennel everyday, but I like the taste and the crispiness of the fresh fennel, dressed with a good extra-virgin olive oil and few quarters of orange.
Having sent my French husband to the market yesterday with salmon on the list, I knew he was coming home with a 1-kilo piece, even if we are only in two. So, half of it I marinated with salt and rose pepper, the rest I did it in the oven.
The version here is the oven one.

400 g of salmon filet
2 pinches of fleur de sel (salt from Camargue, France)
Few branches of fresh fennel leaves
3 thin slices of lemon


Marinate the salmon with lemon, fennel and fleur de sel for two hours in the fridge.
Take out the salmon and preheat the oven at high temperature (220° C, 428 F). Once the oven has reached the right temperature, put in the salmon. Cook for 10 minutes, just to leave the inside nicely pink.

Serve right away, with some steamed potatoes.


Italian version

Iniziando la stagione del finocchio, mi è subito venuta voglia. Quando vivevamo in Inghilterra non se ne trovava mai e non è che in Italia ne mangio a quintali, ma mi piace moltissimo. E così, avendo spedito al mercato il Francese con salmone sulla lista, e sapendo che sarebbe tornato con una porzione enorme per noi due, ho deciso di marinarne una parte secondo la ricettina di Petula, e di cuocere l’altro pezzo nel forno.

400 g di salmone
2 pizzichi di fleur de sel
Qualche rametto di barba di finocchio
3 fettine di limone


Marinare il salmone per due ore, in frigorifero, con il limone, la barba del finocchio e il sale.
Togliere il salmone dal frigorifero e accendere il forno a 220° C. Una volta che il forno avrà raggiunto la temperatura, infornare il salmone. Cuocere per 10 minuti, in modo che il centro rimanga rosa.

Servire subito con delle patate al vapore.

20 April 2006

Bavarese alla Crème de Cassis e lamponi

Per provare uno degli stampi che ho comprato recentemente da Medagliani, ho deciso di fare una bavarese. La bavarese è un dolce abbastanza semplice e di sicuro effetto: non fosse così pieno di panna lo farei quotidianamente! Soprattutto si può arricchire e modificare a piacere la ricetta base, secondo i propri gusti, bastano dei piccoli accorgimenti e il risultato sarà assicurato!
-Mai aggiungere più liquido di quello indicato nella ricetta: potrebbe non solidificare.
-Non aggiungere ingredienti troppo acidi che potrebbero alterare il processo di solidificazione (ananas e kiwi specialmente).
-Attenzione a non cuocere troppo la crema di base: si formeranno dei piccoli grumi di uova troppo cotte. Ci sono due modi per risolvere la situazione: buttate e rifate tutto da capo, oppure passate la crema al setaccio, in modo che i grumi non finiscano nel prodotto finale.

Ricetta base:
3 tuorli
250 ml di latte
90 g di zucchero
8 g di gelatina
(NON agar agar: questa ricetta non l’ho mai fatta con quell’alga malefica! La super esperta rimane e sempre sarà Petula!)
4 dl di panna
1 bustina di vanillina
Olio di semi per lo stampo


Aggiunte:
1 cucchiaio di Crème de Cassis
100 g di lamponi


Mettere a bagno i fogli di gelatina in abbondante acqua fredda.
Mescolare in un pentolino capiente (dovrà contenere anche il latte), con un cucchiaio di legno, i tuorli con lo zucchero e la vanillina. Aggiungere a filo il latte caldo e mettere sul fuoco, continuando a mescolare finché la crema non velerà il cucchiaio. Lontano dal fuoco, aggiungere la Crème de Cassis e la gelatina strizzata. Mescolare per far sciogliere la gelatina e lasciare raffreddare.
Montare la panna, aggiungere la crema ormai fredda e mescolare bene i due composti stando molto attenti a non smontare la panna.
Ungere uno stampo di vetro o alluminio (non usa e getta!) con dell’olio di semi (lo so, sembra una cosa orrenda, ma è l’unico modo perché poi la bavarese si stacchi dallo stampo!) e fare un fondo con il composto di panna, tuffarvi qualche lampone, ricoprire con dell’altra crema, tuffarvi ancora qualche lampone e continuare così fino a esaurimento degli ingredienti. Magari tenete da parte qualche bel lampone per decorare il dolce.
Mettere in frigorifero per almeno 6 ore, meglio per tutta la notte (quella della foto l'ho sformata troppo presto e non è venuta molto bene...).
Al momento di servire, immergere lo stampo in acqua calda per 1 o 2 minuti (basta quella del rubinetto). Coprirlo con il piatto da portata, rovesciare e servire.

Nel qual caso la bavarese non si staccasse subito (e succede, succede!), correre in bagno, prendere l’asciugacapelli, accenderlo al calore massimo e iniziare a phonare lo stampo, fino a quando la bavarese non si staccherà. Per evitare di sembrare delle pazze in preda a una crisi di panico, vi consiglio di avere l’asciugacapelli a portata di mano in cucina: sembrerete comunque completamente partite anche quando i vostri ospiti sentiranno il rumore provenire dalla cucina, ma con un bel sorriso si risolve tutto! Se volete, potete dare la colpa a me!

19 April 2006

Saigon noodles

“Saigon... shit; I'm still only in Saigon...”

La cucina vietnamita è una delle mie preferite (mi chiedo se ce ne sia qualcuna che non mi piace…) ed è stata una scoperta relativamente recente che coincide con la mia frequentazione del Francese. In Francia, quello che qui da noi definiamo ristorante cinese è vietnamita. Quelli che noi chiamiamo involtini primavera, da loro sono nems (si mangiano con le mani, avvolti in foglie di insalata e con una fogliolina di menta, e intinti in una salsina a base di salsa di pesce, zucchero e aceto), e quelli che loro chiamano rouleaux de printemps, sono degli enormi involtini di cavolo e una strana carne rosa, freddi. A Tolosa c’era un favoloso ristorante vietnamita con una cuoca sopraffina e cattivissima (quando ti consigliava di spremere il lime sulla tua zuppa, era meglio farlo subito, se no ci pensava lei, arrabbiandosi moltissimo!), che faceva degli spiedini di gamberoni e canna da zucchero indimenticabili, per non parlare delle varie pentole di terracotta riempite di carne e verdure… Purtroppo ha chiuso e al suo posto ha aperto un ristorante vegano radical chic del quale non si sentiva decisamente il bisogno…
Questa ricetta di noodles è semplice e veloce (come tutte le noodles!) e ha uno spiccato sapore di lime che rende il piatto estremamente fresco.

Per due persone
2 cucchiai di salsa di soia chiara
1 cucchiaio di salsa di ostriche
1/2 cucchiaio di salsa di pesce
Il succo di 1/2 lime
200 g di petto di pollo a striscioline
80 g di salsiccia
400 g di udon freschi sottovuoto
1 cucchiaio di olio di sesamo
2 spicchi di aglio
4 foglie di cavolo cinese
1/2 peperone
4 asparagi


Marinare la carne per 1 ora nella salsa di soia mescolata con la salsa di ostiche, la salsa di pesce e il succo del lime.
Scaldare l’olio nel wok, aggiungere l’aglio intero, farlo rosolare. Aggiungere i peperoni, saltarli per alcuni minuti, aggiungere la carne con tutta la marinata. Lasciare colorire la carne mescolando spesso, aggiungere le foglie di cavolo private della parte più dura e spezzettate. Pulire gli asparagi, gettare la parte più dura, tagliare a tocchetti i gambi e tenere da parte le punte. Aggiungere i gambi al wok e aggiungere gli udon. Mescolare spesso e dopo qualche minuto aggiungere anche le punte di asparagi. Portare a cottura la pasta e servire.

Surfing the Web

Ho sempre adorato navigare in internet: ci perdo le ore… Poi da quando ho l’adsl, certe volte ci perdo le giornate… I miei amici, che sanno quanto adoro i siti strampalati, spesso me ne mandano qualcuno di sicuro interesse anche per il blog.
Era un po’ che facevo decantare questi due consigliatemi dalla mia amichetta (che vedo poco ma penso spesso!), e ora ho raggiunto delle “opinioni”…
Airline Meals è un sito dedicato esclusivamente ai pasti che vengono serviti sugli aerei, almeno sapete di che morte morire prima di partire! E perciò se dovete correre a comprarvi un panino subito dopo il check-in! Certo che poi ci sono delle compagnie aeree che servono delizie che sembrano squisite e uno vorrebbe viaggiare solo con loro, ma non possiamo andare in India o a Singapore tutti i giorni!
Tick tock Toys è geniale! Si tratta di una raccolta infinita di pacchetti, pubblicità e altre fotografie di come eravamo e di quello che compravamo! È soprattutto dedicato agli Stati Uniti e infatti c’è una favolosa sezione con le fotografie dei TV Meals che vendevano surgelati negli anni ’60, ’70 e ‘80! E poi le varie etichette del burro di noccioline, quelli delle caramelle, le immagini dei supermercati… Storia sociale, insomma!

18 April 2006

Vive la France!

Quattro giorni in Francia, di cui due sul treno, non hanno sicuramente portato la pace e la tranquillità che speravamo. Coronamento di tutto, un ritardo di più di due ore sul treno del ritorno, ma questa è un’altra storia…
Riassumendo:
Orangina, sempre e comunque, nelle sue declinazioni.


Primavera...


Pasqua...



Ostriche e frutti di mare (pensando a Petula, grande intenditrice e amante di ostriche!) quasi regalati...


Pasticceria favolosa e a prezzi bassissimi (in confronto all’Italia)


E last, but not least, a mobile French pantry!

13 April 2006

Hot Cross Buns


Per Pasqua io e il Francese migriamo nel sud della Francia a rimpinzarci per bene… Mi mancherà un po’ l’agnello pasquale italiano (sì, lo so, spiace anche a me per tutti quei piccoli agnellini massacrati ogni anno, ma la mia golosità supera di gran lunga qualsiasi integrità morale… Non so che farci…), ma so già che mi riempiranno la pancia con altre prelibatezze. E soprattutto, relax totale: niente cellulari, niente computer (o collegamento a internet), eviterò anche il telefono...
Vi lascio per questo lungo fine settimana con il completamento della ricetta che ho iniziato ieri, augurando a tutti una buona (e soleggiata) Pasqua!

Per la ricetta della pasta, guardate qui, ma ricordatevi che è più buona se fatta il giorno prima e lasciata tutta la notte a lievitare in frigorifero.

1 uovo

Per le croci bianche
3 cucchiai di farina
1/2 cucchiaio di zucchero
2 cucchiai di acqua


Per la glassatura
Golden syrup

Estrarre la pasta dal frigorifero e aspettare che raggiunga temperatura ambiente. Accendere il forno a 220° C.
Dare un pugno alla pasta e lavorarla per farla diventare liscia ed elastica. Dividerla in 16 piccoli bun o in 8 bun più grandi (cioè, più o meno, anche Nigella dice di non preoccuparsi dei numeri! E se lo dice lei…).
Mettere i bun su una teglia ricoperta con un foglio di carta da forno, non troppo distanti tra di loro ma senza che si tocchino. Usando la parte non tagliente della lama di un coltello, incidere una croce su ogni bun. Coprire la teglia con uno strofinaccio e lasciarli lievitare per 45 minuti.
Spennellare ogni bun con un uovo sbattuto con un po’ di latte.
Mescolare la farina, lo zucchero e l’acqua e fare delle croci bianche nelle scanalature precedentemente incise.
Infornare per 15-20 minuti.
Scaldare qualche cucchiaio di golden syrup e quando i bun saranno pronti, spennellarli con lo sciroppo ancora caldi.

12 April 2006

Making Hot Cross Buns

Era un po’ che avevo voglia di questi dolcetti pasquali inglesi. Di solito li mangiano di venerdì santo, ma si trovano normalmente anche il resto dell’anno.
Ho cercato la ricetta giusta online perchè pensavo di non averla in nessuno dei miei libri, ed ero arriva a incorciare quella della BBC Food e quella di Martha Stewart, ma nessuna delle due mi convinceva fino in fondo… E poi, l’illuminazione: Nigella!!! Feast!!!
E così ecco la sua ricetta, che ho seguito pari pari, inchinandomi e accendendo incenso sotto l’altarino che le ho dedicato, solo mettendo un po’ più di frutta secca e cambiando il tipo di glassatura: ho usato il golden syrup, come consigliato su BBC Food! Spero Nigella non si arrabbi…
Ve la posto oggi perché deve riposare una notte intera in frigorifero e se i dolcetti devono essere pronti per venerdì…

Per la pasta
150 ml di latte
50 g di burro
La scorza di 1 arancia
1 chiodo di garofano
2 capsule di cardamomo
400 g di farina di grano duro per pane (senza lievito però)
1 bustina di lievito di birra liofilizzato (7 g)
150 g di frutta secca (io ho messo uvette e albicocche)
1 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata
1/4 di cucchiaino di zenzero in polvere
1 uovo


Scaldare il latte con il burro, la scorza dell’arancia, il chiodo di garofano e il cardamomo, finché il burro non si sarà sciolto. Lasciare in infusione.
Mettere farina, lievito, spezie e frutta secca in una ciotola. Togliere il cardamomo e il chiodo di garofano dal latte e aggiungere il liquido al composto di farina. Aggiungere anche l’uovo sbattuto. Iniziare a impastare fino a ottenere una pasta liscia ed elastica.
Imburrare una ciotola di vetro capiente, sistemarvi la pasta, coprire con la pellicola e lasciare riposare in frigorifero per tutta la notte.

E domani li cuocio (prendendo il treno per la Francia alle 7.10 del mattino di venerdì, non me la sento di alzarmi alle 5 per cuocerli, non sono ancora così fuori di testa…).

Going simple!

Per quanto mi riguarda, anche se fa ancora freddo, siamo già nella bella stagione!
Ieri sera, cena imbastita in 15 minuti perché non avevo nessuna voglia di cucinare, il francese neppure, e allora si apre il frigorifero e si fa qualcosa con quello che c’è, secondo la massima: minimo sforzo massima resa…
Cicoria con pomodorini, speck dell’Alto Adige, salame del macellaio, insalata di finocchi e arance, condita con olio extra vergine di oliva Particella 34 Pianogrillo.
E via davanti alla tele a vederci Lost registrato da lunedì sera! Lo so che è diseducativo mangiare davanti alla televisione, ma ormai, alla mia età…
Dimenticavo: non compare nella foto, ma anche guacamole (homemade, of corse!) con tortillas, anche quelle homemade (le avevamo fatte domenica e ieri sera le abbiamo solo rifritte!!!!
Che bontà…
Il tutto accompagnato da un moscato giallo secco del sud Tirolo…
Che seratina…

11 April 2006

Recherche: Montecaos à la constantinoise

O cronaca di un disastro annunciato! Ma andiamo con ordine...
Anni fa i genitori del Francese ci regalarono un libro molto bello, sulla pasticceria medio-orientale: Dessert des mille et une nuits, Èditions S.A.E.P., 2004.
A noi piace moltissimo la pasticceria medio-orientale, quasi più di quella italiana. Vicino a casa, in Via Padova, c’è una stupenda pasticceria con una scelta vastissima e una qualità decisamente alta, superiore a certe pasticcerie che ho provato…
Seguendo questa passione, ho deciso di provare qualcuno di questi dolcetti a casa. E allora mi sono cimentata con questi montecaos, che mi sembravano dei buoni candidati per il biscotto perfetto.
Ovviamente la Piperita non si accontenta di fare i montecaos tradizionali prima, no, deve subito passare alla variante, quella constantinoise (tra l’altro con ingredienti competamente diversi dai montecaos originali).
Già dalla lettura degli ingredienti avrei dovuto capire che qualcosa non andava: come facevano a stare insieme se la quantità di burro era il doppio della quantità di farina e senza uova? Però, ligia nei confronti di una pasticceria che poco conosco e che perciò poteva anche avere delle strane particolarità a me ignote, mi sono messa a farli seguendo esattamente alla lettera la ricetta. Essendo però un po’ dubbiosa, prima di infornarne una teglia intera, ne ho infornato uno solo… Dopo 5 minuti era un disco dallo spessore infinitesimale che stava bruciando a una velocità sorprendente!
Sono passata allora a cercare in internet se le dosi che avevo fossero in qualche modo sbagliate: capita nei libri di cucina! Ma no, questa volta il libro aveva ragione e anche sui siti francesi e nordafricani ho trovato esattamente le stesse proporzioni. A quel punto decido di seguire un consiglio scovato on-line e lascio l’impasto tutta la notte in frigorifero. La mattina dopo mi sveglio, accendo il forno, faccio la mia pallina di prova, la inforno, ma niente, succede esattamente la stessa cosa che era successa il giorno prima!
Sempre più nervosa a quel punto decido di prendere in mano la situazione, dimenticarmi libro e internet e aggiungere farina fino ad ottenere la consistenza che mi permetteva di cuocere i biscotti. Ho iniziato con l’aggiungere il doppio della farina che avevo messo all’inizio, per poi arrivare, per farli rimanere vagamente in forma, ad aggiungere 4 volte il quantitativo iniziale.
Adesso, io non se a Constantine, Algeria, abbiano aria, burro, farina e forni diversi dai nostri. Probabilmente sì. Fatto sta che il Francese, sommo esperto di pasticceria nord africana, quando ha addentato il biscotto ha detto, con una lucina negli occhi: “Ah, montecaos!”. Dato che non è certo il tipo di dirmi una bugia per accarezzare il mio ego culinario, io gli credo… Però, quando andrò in Algeria, mi fermerò a Constantine a chiedere a ogni persona che incontro le dosi dei montecaos e come li fanno!

Ecco le mie dosi:
125 g di zucchero a velo
125 g di burro morbido
250 g di farina
Cannella, noce moscata e zenzero in polvere

Sbattere con le fruste a immersione lo zucchero a velo con il burro. Aggiungere la farina e formare una palla. Lasciare riposare in frigorifero per almeno 2 ore.
Accendere il forno a 180° C. Formare delle palline con l’impasto, spolverizzarle con la noce moscata o la cannella o lo zenzero. Infornare finché dorati. Lasciare raffreddare e conservare in una scatola di latta. Vengono circa 25 biscotti.

P.S. Solo ora noto che, sul sito della città, c'è la ricetta dei montecaos con le mie dosi... L'avessi trovata prima!

10 April 2006

Tajine

Prima di conoscere il Francese, la mia ignoranza nei confronti della cucina nord africana era abissale! Parliamo anche di una decina anni fa, però… Conosciuto lui, ho iniziato a conoscere, apprezzare e amare profondamente cous cous, tajine, merguez, brick
Questa ricetta è un’invenzione del Francese, ispirata alle tajine tradizionali, ma rielaborata secondo la sua luna di ieri e le disponibilità nel freezer (il biancostato) e di prodotti stagionali (zucchine e carote). All’inizio volevo farla scrivere a lui, ma per vostra fortuna non aveva tempo e così me l’ha descritta… Se vi interessa un’altra bella ricetta di tajine, potete sbirciare quella di Lilli di qualche tempo fa, e per qualcosa di originale, ovviamente il Cavoletto


2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
2 cucchiai di ghee (burro chiarificato)
2 cipolle grattugiate
1/2 peperone rosso a quadrotti
2 cucchiai di semi di fieno greco
1 cucchiaino di pepe nero
2 chiodi di garofano
1 kg di biancostato di manzo
La scorza di un limone
1 pizzico di zafferano in stimmi
1 cucchiaino di cumino in polvere
1 cucchiaino di paprika
1 cucchiaino di cannella
1 cucchiaio di miele
3 zucchine
4 carote piccole o 2 grosse
3 pomodori, pelati, senza semi e schiacciati
2 cucchiai di uvette


Frullare il fieno greco con il pepe nero e i chiodi di garofano.
In una pentola di coccio soffriggere le cipolle nell’olio e nel ghee. Aggiungere i peperoni e le spezie frullate. Aggiungere la carne tagliata a pezzettoni cosparsa di scoza di limone, e continuare a soffriggere, aggiungere lo zafferano, il cumino, la cannella e la paprika. Mescolare di tanto in tanto e continuare a soffriggere finché la carne si sarà colorita su tutti i lati. Aggiungere 5 cl di acqua fredda. Quando inizia a bollire, aggiungere il miele. Mescolare bene. Aggiungere le carote e le zucchine mondate e a pezzettoni. Salare.
Mescolare occasionalmente, lasciando cuocere per 20 minuti a fuoco medio. Aggiungere i pomodori, mescolare bene e lasciare cuocere, coperto, per almeno 1 ora a fuoco basso. Dopo circa 15 minuti aggiungere le uvette.
A cottura ultimata, togliere il coperchio e lasciare ridurre il liquido.

09 April 2006

Julia Child




Ho una nuova eroina, che ho scoperto grazie a tutti i food blog americani che visito settimanalmente: Julia Child.
La adoro: anche da ottuagenaria era ancora curiosa di conoscere nuovi prodotti e nuovi modi di cucinare… Era adorabile!
Potete godervi i favolosi video dei suoi programmi qui. E non perdetevi le puntate con Alice Waters di Chez Panisse… Se avete letto i romanzi di Ruth Reichl saprete benissimo chi è!

08 April 2006

WHB #27: Herbes de Provence salted hearts


A month ago I launched from my blog a search for the perfect cookie. Participating to my first Weekend Herb Blogging I decided to go simple and post these little savoury cookies aromatized with herbes de Provence, one of my favourite herbs mix. That is the most classical French mix (French put it everywhere) and, in its simplicity, can give a real twist to everything, from tomato sauce to meat.
Those cookies are good with not too savoury cheese or as a lover gift… Obviously you can aromatize them with whatever spice or herb: chilli, thyme, rosemary, curry, garam masala, cumin (particularly good with munster cheese)…

200 g of flour
110 g of butter
30 g of almonds
Salt
Herbes de Provence


Mix together all the ingredients (except the Provence herbs) to make a smooth pastry. Add water if needed. Let it rest for at least 30 minutes in the fridge.
Turn on the oven a 180° C.
Roll the pastry in a layer 4-5 millimetres thick, and cut out tenderly hearts.
Sprinkle the herbes de Provence over the cookies and bake until lightly golden.

Bon appétit!!!

Those cookies are dedicated to my French Husband, who “happily” support my new obsession with this blog…


Italian version
Recherche: Cuoricini salati alle erbe di Provenza


Con questo post partecipo al mio primo Weekend Herb Blogging.
Biscotti non vuol dire solo dolci, ma anche salati… Questi vanno bene con dei formaggi non troppo saporiti o come dono d’amore… Ovviamente potete aromatizzarli all’erba o spezia che più vi aggrada: peperoncino, timo, rosmarino, curry, garam masala, cumino (da mangiare con il munster)…

200 g di farina
110 g di burro
30 g di mandorle
Sale
Erbe di Provenza

Impastare tutti gli ingredienti (tranne le erbe di Provenza) fino a ottenere una pasta compatta. Se necessario, aggiungere un po’ d’acqua. Lasciare riposare in frigorifero per 30 minuti.
Accendere il forno a 180° C.
Stendere la pasta non troppo sottile, e ritagliare dei teneri cuoricini.
Prima di infornare, cospargere con qualche pizzico di erbe di Provenza.

Bon appétit!!!

Dedicati al Francese, che, con stoico aplomb sopporta e accetta di buon grado questa mia nuova ossessione, che “corrode ogni momento…ormai ci sono dentro…”.

07 April 2006

Torta multistrato pere e cioccolato



La base della torta è di Nigella, la crema pasticciera alla pera l’ha inventata la mia socia, la copertura è una semplice ganache, ma l’insieme è tutto di mia invenzione!
Sembra una ricetta difficile, ma non fatevi intimidire dalle apparenze: i passaggi sono veloci e il risultato assicurato!

Per la torta
165 g di farina
1 cucchiaino e 1/2 di lievito
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1/4 di cucchiaino di sale
80 ml di yogurt
125 ml di latte
1 cucchiaino e 1/2 di vanillina
100 g di burro morbido
150 g di zucchero
3 uova


Riscaldare il forno a 180° C.
In una ciotola dai bordi alti, sbattere con le fruste elettriche il burro con lo zucchero fino a ottenere una consistenza cremosa. Aggiungere le uova una a una, sbattendo per 30 secondi tra un’aggiunta e l’altra. Aggiungere la farina, il lievito e il sale, sempre sbattendo. Aggiungere lo yogurt e il latte e sbattere ancora per 3 minuti, fino a ottenere un composto omogeneo.
Imburrare e infarinare una tortiera a cerniera, con i bordi alti, di 20 centimetri di diametro. Versarvi il composto e infornare per 40 minuti o finché uno stuzzicadenti infilato nel centro non ne esca pulito. Lasciare raffreddare per 15 minuti prima di sformare la torta. Lasciare raffreddare completamente prima di tagliarla in due per il lungo.

Per la crema pasticciera alle pere
3 tuorli
50 g di zucchero
30 g di farina
250 ml di latte
1 pera piccola e matura


Mescolare i tuorli con lo zucchero e la farina. Scaldare a parte il latte e, una volta caldo, ma non bollente, aggiungerlo a filo alle uova, mescolando con un cucchiaio di legno. Mettere la crema su fuoco basso e continuare a mescolare finché non si addensa (dovrà essere molto densa). Aggiungere la pera sbucciata e frullare.
Metodo veloce: quando mettete la crema sul fuoco, alzatelo quasi al massimo e iniziate a frullarla con il minipimer, fino a che non si arriva alla densità desiderata. Aggiungere la pera sbucciata e frullare.
Coprire la crema con un della pellicola, in modo che quest’ultima sia a diretto contatto con la superficie della crema, e lasciare raffreddare.

Per la ganache
150 g di cioccolato fondente
10 cucchiai di panna


Mettere la panna e il cioccolato in una ciotola e scioglierli nel forno a microonde (o a bagnomaria). Dovrebbero essere sufficienti 2 minuti a potenza media.
Lasciare raffreddare.

Composizione della torta.
Prendere una metà della torta e coprirla con 2/3 della crema pasticciera. Adagiarvi l’altra metà e coprire anche questa con la crema restante. Mettere la torta in frigorifero per almeno 2 ore.
Ricoprire ora la torta con la ganache al cioccolato, facendo attenzione a non mescolarla con la crema. Rimettere la torta in frigorifero per 1 ora.
Toglierla dal frigorifero 2 ore prima di servirla.

The Purple MeMe!!!



Sandra lancia The Purple MeMe e io accetto di buon grado e la povera Juliette si beccherà il mio bel paccone viola!!!

06 April 2006

Food for Thought in the Blogosphere

Eh, l’estero… Forse dovremmo tutti veramente trasferirci tra i blogger di lingua inglese… A quel punto potremmo sbizzarrirci con Sugar High Fridays, IMBB, Weekend Herb Blogging, Foodografy e tutto il resto che ancora non ho scoperto!
Non solo, i giornali vogliono bene ai food blogger e ne parlano anche bene…
(sospiro) Eh, l’estero…

Martha...

Chi mi conosce sa che potrei essere tutto nella vita, tranne che una casalinga perfetta. Tuttavia ho una passione infinita per delle “icone culinarie” come Nigella Lawson e (lo so che è stata in prigione, che ha fatto qualche porcheria, ma suvvia, viviamo in Italia, chi siamo noi per giudicare, visto chi ci governa…) MARTHA STEWART, che casalinghe perfette lo sono, o per lo meno, lo sembrano.
Il solo argomento del sito di Martha di questa settimana mi fa venire le lacrime agli occhi: spring cleaning! E ti insegna anche come pulire i vetri! (Ci sarà un motivo per il quale invito solo la sera a casa mia… Fuori è buio, non si accorgono dello stato dei vetri…). E poi con quale eleganza brandisce il suo straccetto, per non parlare della sua camicia immacolata, perfettamente stirata… Che donna!

Calzone ricco


Come avrete capito, in quest’ultimo periodo, oltre ad avere una positiva predisposizione per le ricette della cara Nigella (consulto talmente tanto i suoi libri che la sento un po’ mia amica!), ho anche sviluppato una certa passione per il lievito di birra fresco. Ammetto che fino a due mesi fa non ero MAI riuscita a farlo sopravvivere, ma adesso che ho capito come trattarlo e che anche lui mi vuole bene, nessuno mi ferma più! Un giorno o l’altro, appena i miei polsi si riprendono, posto anche la brioche: dà moltissime soddisfazioni farsela in casa, come altri blogger hanno già costatato!

Per la pasta di pane:
1 cubetto di lievito di birra da 25 g (o un pacchettino di lievito di birra liofilizzato)
1 pizzico di zucchero
400 g di farina
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva
250 ml di acqua tiepida


Per il ripieno:
1 cipolla
1 melanzana
1/2 peperone
2 acciughe sotto sale
50 g di salsiccia al finocchietto, morbida, ma stagionata
1 pomodoro
2 mozzarelle
Prezzemolo tritato
Olio extra vergine d’oliva


Per la pasta di pane, sciogliere il lievito di birra nell’acqua tiepida, aggiungere lo zucchero e lasciarlo riposare per 5-10 minuti, fino a quando schiumerà in superficie. Per il lievito liofilizzato, seguire le istruzioni sulla confezione.
Aggiungere la farina, il sale e l’olio e impastare fino a che non avreste un composto liscio e solo leggermente appiccicoso (se dovesse risultare troppo bagnato, aggiungere altra farina).
Lasciare riposare e gonfiare in una ciotola unta d’olio, coperta con uno strofinaccio bagnato, in un luogo caldo. Un volta che la pasta avrà triplicato il suo volume (ci vorranno 1 o 2 ore, dipende dalle condizioni climatiche), dargli un pugno, impastarla velocemente e rimetterla a lievitare.
Giunta alla seconda lievitazione (altre 2 orette), è pronta per essere usata.

Accendere il forno a 220° C.

Nel frattempo preparare il ripieno. Tagliare a cubetti la cipolla, la melanzana e il peperone. Soffriggere la cipolla in 1 cucchiaio di olio, aggiungere la melanzana e poi il peperone. Ultimare la cottura e fuori dal fuoco cospargere di prezzemolo tritato.
Tagliare a cubetti il pomodoro, le mozzarelle e la salsiccia stagionata. Dissalare e mondare le acciughe e tagliarle in quattro.

Stendere la pasta in una sfoglia molto sottile e adagiarla su una teglia ricoperta di carta da forno. Posizionare su metà della pasta tutti gli ingredienti del ripieno, richiudere con la metà libera e sigillare bene il calzone. Spennellare con l’olio.

Infornare finché la superficie risulterà dorata.

05 April 2006

Un pranzo veloce

Quasi in tempo reale! Ho finito da 15 minuti di mangiarla!
Cime di rapa in frigorifero, ma niente orecchiette e niente acciughe… Sigh! Ma ecco lì apparire la bottarga, i radiatori e allora, perché no?

Per 1 persona

100 g di radiatori
500 g di cime di rapa
Un pezzetto di 2 cm di bottarga di tonno
Peperoncino
1 spicchio d’aglio
Olio extra vergine d’oliva

Mettere l’acqua a bollire. Pulire le cime di rapa tendendo solo le infiorescenze e le foglie migliori, a pezzettoni. Salare l’acqua, gettarvi le cime di rapa e la pasta.
Nel frattempo soffriggere in poco olio l’aglio e gettarlo. Scolare le cime e la pasta un minuto prima della fine di cottura della pasta. Buttare il tutto nella pentola con l’olio e l’aglio e cuocere a fuoco alto, mescolando spesso. Condire con un po’ di olio a freddo, il peperoncino e la bottarga grattugiata.



E per tutti quelli che fanno dell'umorismo spiccio, beccatevi sta foto!!! ;-DD

04 April 2006

Kimura

Per la mia prima “recensione” di un ristorante ho deciso di giocare in casa e proporvi il ristorante giapponese del mio amico Jin (originario di Shangai).
Lui l’ha rilevato circa un annetto fa, quando lo annoveravo già tra i miei preferiti: ambiente tranquillo, piccolo, arredato sobriamente, ben illuminato, buon pesce. Prezzi nella norma, senza esagerazioni. Personale gentile e solerte al punto giusto, clientela affezionata e variegata, spesso anche giapponesi. Menù ricco, anche di specialità giapponesi poco proposte normalmente. Un Cirashi sushi divino, con l’interessante aggiunta di un po’ di tartare di salmone con avocado e peperoncino, bella piccantina. Ultimamente Jin ha inserito nel menù dei nuovi piatti molto interessanti.




Tiger roll: un maki con tempura di gamberi, ricoperto di filetti e uova di salmone e leggermente nappato con salsa Teriyaki.

Dragon roll: un maki con anguilla marinata giapponese, ricoperto di avocado e uova di pesce volante.





Salmone cotto: un maki con salmone cotto, formaggio tipo philadelphia (sì, sì, e ci sta anche bene), uova di pesce volante e nappato con salsa teriyaki.



Io ho una passione smodata per i maki, non c’è dubbio, ma questi sono stati una piacevolissima scoperta: senza perdere il contatto con gli ingredienti giapponesi, ma anche senza andare troppo oltre nel concetto di fusion, mantenendo i sapori distinti, ma formando, al contempo, dei matrimoni perfetti.



Kimura
Viale Monza 4, angolo piazzale Loreto, Milano
02-2613763
Chiuso lunedì e domenica a mezzogiorno
Vi consiglio vivamente di prenotare!

Tre perchè per un blog

Accolgo con gioia l’appello degli Scribacchini e pubblico i miei perché…

Perché ho scelto questo mezzo
Perché è immediato, semplice da usare, libero da ogni forzatura e restrizione. Perché tenere un diario culinario on-line (perché un food blog è questo e a quanto pare è facilmente dimenticato) è un modo come un altro per scavare in me stessa, crescere, migliorare, dialogare.

Perché ho scelto questo nome
Ci sono vari perché, che sommati, hanno portato alla scelta.
- C’è un capitolo di uno dei miei libri preferiti, How to Be a Domestic Goddess, di Nigella Lawson, che si intitola The Domestic Goddess’s Pantry. E visto che io non so né Nigella, né una domestic goddess, mi sono limitata a usare il termine pantry. Anche la pronuncia mi piace molto: evoca ambienti familiari, protetti, cosy
- La cucina è uno dei luoghi più importanti della mia vita, sia la mia sia quelle degli altri. Dalla cucina capisci tutto sulla persona che la usa…
- La dispensa, la credenza, a casa mia, è importantissima: contiene tutto, potrebbe contenere di più, è lo specchio dell’anima (sembrerà pretenzioso, banale e psuedo filosofico, ma giuro che lo penso!).

Perché ho scelto questo argomento
Mi sembrava l’unica scelta possibile, l’unico mio vero interesse, l’unica cosa della quale ne parlerei all’infinito, per ore e con chiunque. Per anni ho relegato la cucina tra gli “hobby”, mi sono pure laureata in storia, ma la realtà è che adoro affondare le mani nella farina, sminuzzare le cipolle, soffriggere l’aglio e lo zenzero e perciò, perché non farne un lavoro? Come lavoro la poesia era un po’ passata, ma grazie a questo blog è ritornata viva, come il giorno durante il quale ho infornato il mio primo soufflè (a 17 anni) ed è uscito dal forno gonfio, dorato, bello… Emozioni così non te le dimentichi… E non dimentico nemmeno la mia prima infornata di macaron (il mese scorso), disastrosamente brutti, ma che mi stimola solo a studiare ancora di più per farli “perfetti”!

P.S. La foto è la prima che ho pubblicato su questo blog e che mi sprona, ogni giorno di più, a cercare di migliorare la mia "tecnica"...

03 April 2006

Rossetto e cioccolato


Ci vuole passione
molta pazienza
sciroppo di lampone
e un filo di incoscienza
ci vuole farina
del proprio sacco
sensualità latina
e un minimo distacco
si fa così
rossetto e cioccolato
che non mangiarli sarebbe un peccato
si fa così
si cuoce a fuoco lento
mescolando con sentimento
le calze nere
il latte bianco
e già si può vedere
che piano sta montando
é quasi fatta
zucchero a velo
la gola soddisfatta
e nella stanza il cielo
si fa così
per cominciare il gioco
e ci si mastica poco a poco
si fa così
è tutto apparecchiato
per il cuore e per il palato
sarà bello bellissimo travolgente
lasciarsi vivere totalmente
dolce dolcissimo e sconveniente
coi bei peccati succede sempre
ci vuole fortuna perché funzioni
i brividi alla schiena
e gli ingredienti buoni
è quasi fatta
zucchero a velo
la gola soddisfatta
e nella stanza il cielo
si fa così
per cominciare il gioco
e ci si mastica poco a poco
si fa così
è tutto apparecchiato
per il cuore e per il palato
sarà bello bellissimo travolgente
lasciarsi vivere totalmente
dolce dolcissimo e sconveniente
coi bei peccati succede sempre

Ornella Vanoni

Speedy Noodles

Mantendo la promessa fatta a Kjaretta, che tramite il BBM Cookbook lanciato da Gourmet mi ha inviato Noodles - I primi asiatici, Gribaudo, ho fatto un bel ciotolone di noodles, velocissimo (ci avrò messo si e no 15 minuti per prepararlo e cuocerlo), gustoso, da ospiti improvvisi!

1 peperone rosso
2 carote piccole
1 broccolo
1 spicchio di aglio
1 pezzetto di zenzero
100 g di pancetta dolce a cubetti
2 cucchiai di salsa di soia chiara
1 cucchiaio di mirin
1 cucchiaino di olio di sesamo
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
250 g di udon secchi



Mettere a bollire una pentola capiente con dell’acqua.
Lavare e mondare il peperone, tagliarlo a striscioline sottili.
Pelare le carote e grattugiarle grosse.
Lavare e mondare il broccolo, dividerlo in cimette, le più piccole che riuscite a ricavare.
Mettere tutte le verdure in una ciotola, insaporirle con la salsa di soia e il mirin e tenete da parte.
A questo punto l’acqua dovrebbe bollire. Buttare gli udon e cuocerli per 4 minuti.
Mentre la pasta cuoce, scaldare nel wok l’olio d’oliva, con l’aglio, lo zenzero sbucciato e a fettine e la pancetta. Soffriggere a fuoco alto e aggiungere le verdure. Cuocere a fuoco alto per qualche minuto, mescolando spesso.
Quando gli udon saranno cotti, scolarli e sciacquarli abbondantemente sotto l’acqua fredda. Aggiungerli alle verdure nel wok. Continuare a saltare per qualche minuto, cercando di amalgamare le verdure alla pasta.
A fine cottura (le verdure dovranno essere ancora croccanti), aggiungere l’olio di sesamo e servire in ciotole, cospargendo con semi di sesamo tostati.

P.S. In realtà può essere fatto con qualsiasi tipo di verdura o carne, basta rispettare la varietà di colori!

Ricetta pubblicata anche su Pagine Zen, numero di Aprile, disponibile presso i ristoranti Sushi Zen di Roma e Milano.

01 April 2006

La mia prima volta

Quest’estate in una favolosa libreria di Beaune, in Borgogna, sono riuscita a convincere il Francese a regalarmi Leçons de Cuisine École Ritz Escoffier, Édition E/P/A/ Hachette-Livre, 2004. La libreria in sé meriterebbe un intero post dedicato: ci abbiamo passato 4 ore, un po’ per l’aria condizionata, ma soprattutto per l’infinita collezione di libri di cucina e di enogastronomia in genere! Un paradiso!
Ma tornando al fine di questo post, oggi ho usato per la prima volta questo bellissimo libro, per cucinare un’altra mia prima volta: le madeleine.
Non solo non ho mai cucinato in vita mia una madeleine, ma non ne ho mai nemmeno assaggiata una: mi hanno sempre dato l’idea di essere una cosa tipo mini plumcake poco artigianali, industriali, perciò un po’ stopposelle. Ma visto che sono sempre pronta a ricredermi e a dare a tutti (???) almeno una possibilità, ho deciso che dovevo agire, mettere da parte tutte le paure e le angosce che mi assalivano prendendo in mano uno dei manuali più importanti della cucina mondiale, e cercare di tirarne fuori qualcosa di decente (da postare, ovviamente).
E così, eccomi qui, con la ricetta, pari pari (mai mi permetterei di mettere mano a una ricetta di Escoffier e tanto meno la prima volta che la eseguo!!!), tradotta dal libro.


Per 10-12 grosse madeleine o 20-24 madeleine piccole (72 minuscole madeleine):

2 uova
La scorza finemente grattugiata di 1/2 limone
75 g di zucchero (non presenti nella vecchia versione!!!)
10 g di zucchero di canna
1 pizzico di sale
90 g di farina
3 g di lievito
Qualche goccia di estratto di vaniglia
90 g di burro fuso, freddo + 20 g per imburrare gli stampini (se non usate quelli di silicone, vedi nota)
10 g di miele liquido (io ho messo il miele di castagno: quello avevo)


In una ciotola mescolare con la frusta (attenzione, NON sbattere, ma mescolare) le uova con i due tipi di zucchero, e aggiungere, nell’ordine, la farina, il lievito, l’estratto di vaniglia e la scorza del limone. Lavorare il composto con uno sbattitore elettrico a immersione finché non risulterà omogeneo, poi aggiungere il burro fuso e il miele.
Lasciare riposare per almeno 30 minuti in luogo fresco.
Nel frattempo accendere il forno a 220° C.
Imburrare gli stampini e riempirli fino a 3/4 con l’aiuto di un cucchiaio. Infornare e cuocere per circa 15 minuti. Le madeleine saranno ben cotte quando il loro volume sarà aumentato e il perimetro sarà ben dorato.
Sformare le madeleine ancora calde e lasciarle raffreddare su una griglia.

Le mie madeleine erano veramente minuscole, perciò ho dovuto abbassare il forno a 160° C e farle cuocere per soli 5 minuti.

Nota: l’ultima volta che ho fatto incetta da Medagliani ho trovato uno stampo in silicone (se non li avete mai provati correte all’istante a comprarne uno, una forma qualsiasi: sono FAVOLOSI!) per delle madeleine che più mini non si poteva (altri scherzi che ti fa essere una drogata di food blog: compri oggettini che userai si e no una volta o due nella tua vita, ma che hai visto citati dai gota del food blog mondiale e che ti servono per fare un post carino!). Questo è solo l’inizio, siete avvisati: per ammortizzare l’investimento, mi toccherà sfornare madeleine di tutti i tipi!!!